domenica 14 giugno 2015

Solidor: Rapporto con il servire

Tête-à-Tête 


Tempo fa Luciana ha proposto di fare una chiacchierata per parlare di tutte le problematiche che insorgono nella costruzione e mantenimento di un’azienda agricola o di un agriturismo.
Vi riporto la conversazione dividendola in vari post.



Rapporto con il servire

Luciana viene da una famiglia di alta borghesia, dove i lavori servili erano riservati solo ai dipendenti.

Nel corso della sua vita però ha intrapreso un percorso, anche di stampo politico, che le ha fatto comprendere come “essere al servizio degli altri sia qualcosa di gran valore”.

Ora Luciana serve gli ospiti nella sua stessa casa.
Non è certamente una servitù frustata, come può essere quella di una cameriera che non sente proprio il suo lavoro, ma una servitù libera da servilismo.
Se trovi un cafone a casa tua e sei tu la padrona, lo puoi mandare via.”


Egoicità galoppante

“All’inizio di quest’esperienza tutti gli ospiti che venivano erano “gratificanti”, carini e si prodigavano in complimenti”.

Le cose stanno cambiando. Le persone cambiano. E forse di conseguenza sono cambiati anche loro.

L’ “ospite del passato” veniva all’agriturismo per condividere le esperienze.
Molte volte Luciana finiva i pranzi a chiacchierare anche di lati personali con i clienti. Molti si sentivano accolti, rassicurati e confidavano aspetti intimi delle loro vite.
Sorgeva spontanea la gratitudine di chi accede ad una realtà diversa da cui può tratte spunto ed insegnamento (e viceversa).

Alcune di queste persone sono ancora in contatto con loro.

Nell’ “ospite del presente” invece prevale un atteggiamento sospettoso, guardingo.
Tenendo in mano la moneta si abrogano il diritto di dire cosa vogliono e di pretendere di essere serviti secondo certi canoni.

Ora io pago e questi sono i miei criteri, se non li rispettate vuol dire che non siete adeguati”.

Con questo atteggiamento poni l’attenzione solo a te stesso, non cerchi l’altro.

Luciana confida che nella situazione attuale è più frustrante servire gli altri.
Nelle relazioni che si creano è quindi difficile offrire quel tipo di ospitalità con la O maiuscola.

Alle volte la gente si ferma per una notte sola magari senza cenare e, come fantasmi di passaggio, li si vede andar via la mattina successiva.

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