lunedì 4 maggio 2015

Solidor: Cos’è che ci rende ostici al cambiamento?



Cos’è che ci rende ostici al cambiamento?


Parlo di cambiamento prendendo spunto dal libro di Tenzin Gyatso, “l’Arte della felicità”.

La stessa identica qualità che ci rende ostici al cambiamento ci permette di poter cambiare: l’abitudine.

Grazie all’abitudine possiamo adottare nuovi modelli di comportamento e applicarli con costanza.
Prima di poter usare questa “carta magica” però bisogna voler cambiare.

Voler cambiare nasce dalla consapevolezza di quanto sia importante il cambiamento.
Maturare questa convinzione ci permette di capire quanto sono dannose le emozioni e azioni negative e quanto le emozioni positive siano utili al perseguimento della felicità.

Sembra un pensiero molto semplice in superficie, ma difficile da far radicare fino in fondo.
Quante volte succede di perseguire un certo comportamento, che poi si rivela autodistruttivo e nemico della vita, nonostante sappiamo che non è buono per noi?

Emozioni Positive
Coltivare le emozioni positive, maturare l’entusiasmo e la fiducia riguarda un’evoluzione mentale, quindi tempo e costanza.
Maturare l’entusiasmo e la fiducia vuol dire innanzitutto considerare il potenziale insito nel proprio corpo e i buoni scopi per i quali può essere usato; soppesare i benefici del possedere una forma umana.

Nutrire la speranza, il sogno, è essenziale, ma è bene essere consapevoli dei tempi, quindi sono da considerare i risultati che otterremo in un lungo periodo di tempo.
E’ ovvio che raggiungere la piena illuminazione, per esempio, è un lavoro che richiede molto molto tempo.
Oltretutto è necessario adottare un’ottica più ampia che non comprende solo il mio mondo.

Emozioni Negative
Le azioni negative alimentano l’odio.
L’odio è originato da una mente angustiata dall’insoddisfazione e dalla sofferenza ed ha come unico fine la distruzione.
Con una nascita del genere, l’odio non può che condurre ad un cattivo destino.
Considerare seriamente la possibilità di non coltivarlo in sé porta a creare quello “spazio” interno in cui può entrare qualcosa di nuovo e luminoso.

C’è da mettersi in testa una buona volta che l’odio non è intrinseco nell’animo umano.

Il seme di Buddha
Se definiamo l’amore il desiderio genuino di saper felice un altro ne consegue che ciascuno di noi in realtà ama se stesso. Tutti desideriamo sinceramente la nostra felicità”.
                                                                                                                                                                   
Tutti gli esseri umani hanno in sé un seme, il potenziale della perfezione e l’illuminazione.

Ricordare a noi stessi le qualità che condividiamo con tutti gli esseri umani neutralizza l’impulso a considerarci immeritevoli e ad avvicinarci a questo seme, o centro.

Tutti siamo dotati di intelligenza, tutti possiamo maturare una forte determinazione e volgere la nostra volontà in qualunque direzione desideriamo.

Se quindi maturiamo la volontà di usare l’intelligenza in maniera positiva avremo la forza fondamentale” ovvero ciò che proviene dalla coscienza del nostro grande potenziale.
Questo meccanismo ci permette di sperare e non ricadere nell’odio del sé.

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