venerdì 26 settembre 2014

Casa Melissa

La raccolta dei ceci

il campo dei ceci in mezzo al campo di mais
Tra le varie attività svolte fino alle due, due e mezza (orario del pranzo, ovvero quando torna Sirio da scuola) quella principale è la raccolta dei ceci.

Io e Roberto prendiamo i nostri sacchi e secchielli e ci dirigiamo nel campo di un ettaro, ormai abbastanza ripulito, per finire la raccolta già ritardata dai piovosi mesi estivi.

il mais
Siamo in mezzo a due campi dove Flavio raccoglie il mais come foraggio per le mucche.

Quando arriva lui lo seguono anche i cani che con i loro musetti annusano il terreno in cerca di prede. Una volta li ho visti scavare come dannati fino a trovare un topolino.

Quando arriva lui si sente la sua voce appassionata cantare i motivetti friulani, alcuni brani di De andrè o vecchi brani italiani. L'aria si carica di energia.

Altrimenti io e Roberto ascoltiamo il vento che solletica il mais, i ceci che a raccoglierli tintinnano dolcemente, palesando la loro ricca presenza, gli insetti, piccolo e glorioso mondo di frenetica attività, di arrampicatori e cercatori.

Raccogliere i ceci per tre, quattro o cinque ore al giorno ti permette di osservare come i pensieri vanno e vengono, qual'è il ritmo del tuo respiro, portare attenzione alla tua postura, guardare il cielo umbro che ti sovrasta, percepire sulla pelle quando l'umidità della mattina si leva, toccare la terra quando il sole lentamente la riscalda.

Raccogliere i ceci ti porta ad avere pazienza, a comprendere come sia difficile convergere la propria attenzione per focalizzarsi su un unica azione o respiro.

Raccogliere i ceci ti collega alla terra, creando un rapporto di intimità con essa.
Conosci la sua struttura, che tipo di creature la abitano, come cambia a seconda dello scorrere della mattinata e dei giorni.

la raccolta delle patate
Parlando di mezzi agricoli, argomento dibattuto negli ultimi mesi con gli altri host (lavorare la terra con le macchine o no?) Flavio mi spiegava come la sua scelta di usare il trattore gli permetteva di conoscere il terreno (non praticabile se il lavoro viene lasciato fare a terzisti).

La conoscenza si approfondisca ancora di più se lo lavori a mano, sempre che le dimensioni e le esigenze te lo permettano.

L'ultimo giorno di raccolta, dopo due settimane di relazione con la terra, fangosa e asciutta, con gli insetti arrampicatori, con le piante selvatiche, secche e fiorenti, mi ero adattata alle dimensioni di quel mondo brulicante, che conservava in sé la summa della nascita e della morte.
L'ultimo giorno di raccolta, Flavio è passato con il trattore acconto a me, mentre finivo le ultime file, preparando il terreno per la prossima coltura.

Così da quella micro-foresta energetica il campo si è trasformato in una distesa di erba falciata.

Era strano vivere la trasformazione, questo susseguirsi continuo di azione e riposo, dove una vita si dona all'altra mutandosi da pianta ad humus per la terra.
Dove prima v'era una colonia di attività conosciuta, ora si passava a un altro tipo di attività dove i respiri delle piante e degli insetti si abbandonavano al calore del suolo.

nel sacco!


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