venerdì 1 agosto 2014

In quel di Firenze


Si parla di Uccelli

foto da Internet
A Firenze c’è l’arte.
A Firenze l’arte viene tutelata.
A Firenze si pagano i musei, si paga per entrare in alcune chiese, si paga per visitare alcuni giardini.

foto da Internet
A Firenze si parla del perché devono essere a pagamento questi posti.

E le conclusioni sono razionalmente valide.
C’è da preservare la cultura, che ha un costo. La cultura ha un costo si dice, e già questa frase mi suona particolare. Questo vuol dire tante cose: che è un bene che è dispendioso da mantenere e per forza, da che esistono le classi sociali, è un bene non accessibile a tutti.

A Casa della Buca
Non per scadere in qualche retaggio anarchico o comunista o etichette di alcun tipo, ma se parlando dei primordi dell’uomo, dove l’acqua che bevevano era gratuita, dove la natura, grande maestra e dea della bellezza, era gratuita, dove ciò che l’uomo stesso creava era gratuito, si arriva a considerare cosa è successo alla società e all’uomo fino ad arrivare in questo secolo.

A Casa della Buca
Non è un paragone tra il prima e il dopo, ma semplicemente guardare ciò che reputiamo “normale” come qualcosa che può benissimo non essere normale.
Non è normale pagare l’acqua, o pagare per passeggiare in mezzo alla foresta o semplicemente sull’erba.
In ogni caso, si possono fare un monte di considerazioni, ma estraniatevi dal lato economico e andate all’essenza. Viene fuori qualcosa di nuovo. E gratuito.
Il pensare libero.

Detto questo.
Paolo Uccello, il monumento equestre a Giovanni Acuto.
foto da Internet
Volevo vedere l’opera significativa di
Impossibile. E questa volta non perché fosse a pagamento, ma perché la fila era tale che scoraggerebbe ogni appassionato cronico.

Quindi, dopo essermi letteralmente fatta un bagno d’estasi davanti la facciata del Duomo, mi sono andata a spulciare qualche immagine e notizie su internet.
Paolo Uccello, artista fiorentino del XIV secolo, venne chiamato così per la sua predilezione a dipingere volatili, soprattutto per colmare i vuoti tra una figura e l’altra.
Amante della prospettiva, si dedicò allo studio di quella in ogni sua composizione, arrivando a rappresentare una volumetria quasi astratta, dove il soggetto diviene quasi un simbolo, e s’eleva dal semplice decoro.

foto da Internet
Giovanni Acuto, italianizzato da John Hawkwood, è stato un cavaliere medievale inglese (e già qui l’immaginario fantasy ed eroico prende il sopravvento) che combatté nella guerra dei cent’anni.

Il monumento è una pensata prospettica, dove la base segue un andamento diverso rispetto al cavaliere che con la sua possanza frena le redini del cavallo che con tutto il suo corpo impetuoso si protende verso lo spettatore. La differenza delle due prospettive rende il tutto quasi irreale.

foto da Internet
Come molte opere, se l’osservi distrattamente non dà alcun impatto, ma se ti soffermi a guardarla e semplicemente lasci che ella stessa crei in te sensazione nasce subito un rapporto.

Così è, quando cammini nell’erba o stai a contatto con l’acqua.
Se distrattamente fai scorrere l’esperienza essa in qualche modo trova spazio in te, ma se concentri tutto il tuo sé, entra  ancora più potentemente portando all’unità.
L’acqua e te stesso siete un’unica cosa, o per meglio digerire la frase, provenite dalla stessa origine.
La natura e te stesso siete un’unica cosa.


Pagheresti quindi per “visitar te stesso”?

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