venerdì 6 giugno 2014

Piccola Fattoria di Chia

Il quartier generale

quartiere generale
Arrivati al  quartiere generale ci si trova ancora immersi nel bosco, accolti da Zighe, cagna dolcissima, addestrata da Marcello per pascolare le capre. 

Durante le quattro ore di passeggiata queste sono libere di spostarsi nel bosco demaniale, stando attenti di non farle sconfinare nei campi d’ulivo o nei frutteti privati.

Il capraio ha gli spazi per il fieno, nel raro caso in cui Marcello non riesca a portare le capre al pascolo, e dei bancali di legno sul terreno, per far defluire meglio il letame e tenere all’asciutto le capre, durante la stagione delle piogge.
Durante la spalatura del letame compostato da un anno abbiamo ricordato più volte, in maniera non del tutto simpatica, un energico wwoofer, che volendo creare un pavimento per la capraia, ha utilizzato una serie di rami e rametti, divenuti in seguito una rogna per forche e pale.

Ennesimo memoriale: pulire sempre la stalla dai rametti (anche quelli di ulivo potati per nutrire le capre) e fermare qualsivoglia wwoofer con idee “innovative” sulla costruzione del capraio.

Sopra il capraio, il pollaio ospita quattro galline e un bellissimo gallo di razza ancona. Marcello, e allo stesso modo altri allevatori, lasciano un uovo pilota, o uovo “finto” per addestrare le galline a depositare le loro sempre negli stessi punti.

 Scendendo leggermente troviamo l’orto famigliare, orientato a sud-est e coperto in parte dagli alberi che gli donano un po’ di frescura dal sol leone estivo. I bancali, larghi un metro e venti, sono molto (forse troppo) ravvicinati e costruiti a cumulo.
Alla base è stata posta la legna grossa, sopra quella un po’ più fine, sopra uno strato di foglie, poi di compost maturo, sopra ancora del compost fresco, ed un ultimo strato di terra.
 
Le piante con maggior bisogno radicale vengono piantate sulla parte più alta del cumulo, mentre alla base vi stanno le piante a foglia, come le insalate.

Una volta piantate le culture il terreno viene pacciamato (viene posto sopra uno strato di paglia secca) per far in modo che il terreno conservi più umidità possibile, e si rallenti la crescita di erbe infestanti.

uliveto
Un accorgimento importante riguarda lo spazio per muoversi tra le file: è bene lasciare un passaggio, tra i bancali, il più comodo possibile calcolando bene le dimensioni tra necessità e disponibilità.

Preparare un terreno per renderlo fertile vuol dire iniziare a seminare partendo dalle leguminose (veccia, lupino, trifoglio..)e piante che rompono la terra, con un grosso apparato radicale(sorgo, erba medica, cardo,trifolgio..) per poi concimarlo e il terzo anno iniziare a piantare le culture.
progettazione dell’orto vuole la sua parte. 

Tra le pensate è bene non piantare in filoni le culture alte (pomodori e fagiolini rampicanti) in modo che non facciano ombra l’una all’altra.
Altro accorgimento sta nel calcolare tempi di semina diversi per ottimizzare lo spazio e raccogliere la verdura un po’ per volta. 
Inoltre la consociazione tra le piante fa in modo che ogni cultura possa crescere in armonia con le altre, senza depauperare il terreno e non privandosi a vicenda degli elementi essenziali.
Così tra veccia e lupino troviamo il frutteto con alberi di ciliegio, nocciole, fichi, peri, meli, gelsi.. Alcuni sono ancora molto giovani. 

Dopo alcune delusioni dovute al tempo, se si possiede una sfera di cristallo, è bene prevedere di piantare i fuscelli nella stagione piovosa.

Problema di ogni agricoltore è la disponibilità dell’acqua. 
A meno che non hai il pozzo, anche se i costi di costruzione, fruibilità, mantenimento sono comunque elevati.
Per più di un anno Marcello ne ha fatto a meno fino a che non è riuscito a comprare una cisterna, e in previsione vi è la compera di un’altra simile, sempre da 5.000 litri. 

Troppo pochi per affrontare il periodo estivo, anche per un orto piccolo, ad uso personale.
La fonte d’acqua vicina ci sarebbe, ma il dislivello è di almeno 40 metri, affrontabili con un sistema di pompa d’acqua un po’ troppo costoso e forse anche troppo invasivo.

caprone

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