martedì 27 maggio 2014

Ty Porth Saith

Te le suono


Viaggiando verso Roma, per assistere alle prove della Titubanda, si è iniziato a discutere di temi musicali.
Oggigiorno siamo abituati a orchestre complesse, composte da moltissimi elementi.

Prima del 1800 le bande non superavano la dozzina di elementi ed era il primo violino a dare il La perché non esisteva la figura del direttore d’orchestra.
Con l’aumentare dei componenti iniziò ad essere necessario una figura esterna per controllare e dirigere
tutte le altre.


Un sistema che spinge sempre di più verso la complessità esige maggior controllo.

La Titubanda vuole farne a meno.
Predilige l’improvvisazione che porta alla libertà di potersi autogestire,  sbagliando e ridendo in comunità.
E’ vero che i tre flauti in mezzo a tante trombe vengono sommersi da toni più squillanti, ed è vero che non è facile evitare le stonature, ma la freschezza di una banda di strada sta nel coinvolgere spensieratamente chiunque voglia ballare sopra e sotto le loro note.

Sia nell’agricoltura, che nella musica, il considerare la giusta misura senza vendere la propria libertà individuale per una perfetta esecuzione diventa una questione prioritaria.

Foto di Francesco Olivieri

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